Non è possibile capire cosa sia la decrescita se prima non si capisce cosa è la crescita economica.
Che cos'è la crescita economica?
Generalmente si crede, che la crescita economica è la crescita dei beni e servizi e, che l'indicatore per misurarla è il prodotto interno lordo. Il concetto di bene e il concetto di merce non sono equivalenti.
Il pomodoro coltivato nel orto familiare è un bene ma non una merce, beni sono anche i I servizi alla persona scambiati all'interno di una famiglia, e lo sono anche il sole, l'acqua e l'aria. Le merci sono i pomodori acquistati al supermercato o il carburante. Il prodotto interno lordo cresce se consumiamo merci e non beni, cresce quando stiamo in coda in autostrada, quando un edificio che disperde calore consuma più combustibile, quando si riparano o sostituiscono le automobili incidentate, quando ci si deve ricoverare in ospedale. Questi consumi evidentemente non sono beni, ma contribuiscono alla crescita economica.
Perché rinunciare alle merci che non sono beni e scegliere i beni di cui di cui si ha bisogno, lavorando di meno?
Il concetto di merce è svincolato dal concetto di utilità, la merce non deve essere necessariamente utile alla società o alle persone. La decrescita è la diminuzione della produzione di merci, non dei beni.
Ivo Buda
Il seguente testo è tratto da Serge Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli 2007
Decrescita è una parola d'ordine che significa abbandonare radicalmente l'obiettivo della crescita per la crescita, un obiettivo il cui motore non è altro che la ricerca del profitto da parte dei detentori del capitale e le cui conseguenze sono disastrose per l'ambiente. A rigor del vero, più che di "decrescita", bisognerebbe parlare di "a-crescita", utilizzando la stessa radice di "a-teismo", poiché si tratta di abbandonare la fede e la religione della crescita, del progresso e dello sviluppo. Decrescita è semplicemente uno slogan che raccoglie gruppi e individui che hanno formulato una critica radicale dello sviluppo e interessati a individuare gli elementi di un progetto alternativo per una politica del doposviluppo. Decrescita è dunque una proposta per restituire spazio alla creatività e alla fecondità di un sistema di rappresentazioni dominato dal totalitarismo dell'economicismo, dello sviluppo e del progresso. I limiti della crescita sono definiti, nel contempo, sia dalla quantità disponibile di risorse naturali non rinnovabili sia dalla velocità di rigenerazione della biosfera per le risorse rinnovabili. Storicamente, nella maggior parte delle società, queste risorse erano considerate essenzialmente beni comuni (commons) che, nella maggioranza dei casi, non appartenevano a nessun singolo individuo. Ciascuno poteva goderne nei limiti delle regole d'uso della comunità. La stessa cosa avveniva per le risorse rinnovabili: l'aria, l'acqua, la fauna e la flora selvatiche, i pesci degli oceani e dei fiumi, e, con alcune restrizioni, i pascoli, gli alberi secchi o il legno marcio e i pezzi di legna. L'uso delle risorse non rinnovabili, i minerali del sottosuolo (tra cui l'olio di terra, il petrolio), era governato da regimi di regolamentazione posti sotto il controllo del principe o dello stato affinché vi si attingesse con criteri consoni alla loro esauribilità. Più generalmente, l'assenza di sistematica mercificazione dei beni "naturali" e la "consuetudine" limitavano l'uso di queste risorse a livelli accettabili. La rapacità dell'economia moderna e la scomparsa dei vincoli comunitari, quelli che Orwell chiama "decenza comune", hanno trasformato l'uso di queste risorse in saccheggio sistematico. In definitiva, si prescinde dall'ambiente, lo si pone al di fuori della sfera degli scambi mercantili e nessun dispositivo si oppone alla sua distruzione. Ma in realtà, la concorrenza e il mercato, che ci forniscono il cibo alle migliori condizioni, hanno effetti disastrosi sulla biosfera. Nulla interviene a limitare il saccheggio delle risorse naturali, la cui gratuità permette di abbassare i costi. L'ordine naturale non è, infatti, in grado di opporsi a queste dinamiche, per esempio non è riuscito a salvare le Isole Mauritius o le balene blu della Terra del Fuoco e solo l'incredibile fecondità naturale dei merluzzi potrà forse risparmiare la sorte a cui vanno incontro le balene. Anche se non possiamo essere certi, poiché !'inquinamento degli oceani rappresenta un grave pericolo per questa leggendaria fecondità. Il saccheggio dei fondali marini e delle risorse alieutiche sembra irreversibile. La dilapidazione di minerali prosegue in modo irresponsabile. I cercatori d'oro individuali, come i garimpeiros d'Amazzonia, o le grandi società australiane in Nuova Guinea non arretrano di fronte a nulla per procurarsi l'oggetto della loro cupidigia. Peraltro, nel nostro sistema, ogni capitalista, come ogni homo economicus, è una sorta di cercatore d'oro.
In copertina: MAX ERNST, Castor and Pollution, 1923
Links: Serge Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli 2007