ivo buda architetto

 Servizi per l'edilizia

1 progettazione arch ico

Progettazione architettonica

Progettazione per il recupero, ampliamento o ristrutturazione edilizia, o costruzione ex-novo, nel rispetto delle esigenze del committente, con un particolare riguardo alla sostenibilità ambientale ed economica.

2 interior design ico

 

Architettura d'interni

Progettazione di arredi sia dal punto di vista estetico ma in particolare per soddisfare le esigenze funzionali, per l'ambiente residenziale, lavorativo, ricettivo, ristorazione e intrattenimento.

3 pratiche edilizie ico

Pratiche edilizie

Pratiche per la richiesta di autorizzazioni, certificati, parteri e comunicazioni nei casi previsti in edilizia libera; D.I.A. (Denuncia di inizio attività); S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività); P.d.C. (Permesso di Costruire); O.S.P. (Occupazione di Suolo Pubblico); autorizzazione paesaggistica; certficato di agibilità; per la richiesta di allacci ai sottoservizi.

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Valutazioni

Valutazione e stime di terreni ed immobili per vendite, donazioni, divisioni, nonché per la determinazione o aggiornamento delle imposte; con eventuale valutazione dei costi di intervento (per esempio con recupero o ristrutturazione) o di trasformazione.

5 direzione lavori ico

Direzione lavori

Consulenze per la pianificazione degli interventi; analisi, previsione (computo) e gestione dei costi delle opere; predisposizione di capitolati; organizzazione del cantiere, gestione e supervisione lavori; collaudo e fine lavori.

6 certificazioni risparmio energetico ico

Progettazione e certificazione della prestazione energetica

Analisi, progettazione e certificazione della prestazione energetica per nuovi edifici o riqualificazione di quelli esistenti; interventi per l'efficientamento energetico dell' edificio, nonché svolgimento pratiche per la detrazione fiscale

 

7 catasto ico

Pratiche catastali

Verifiche, variazioni, frazionamenti o nuovi accatastamenti; rideterminazione della ripartizione millesimale condominiale.

 

MAX ERNST, Castor and Pollution, 1923

Il pomodoro coltivato nel orto familiare è un bene ma non una merce, beni sono anche i I servizi alla persona scambiati all'interno di una famiglia, e lo sono anche il sole, l'acqua e l'aria. Le merci sono i pomodori acquistati al supermercato o il carburante. Il prodotto interno lordo cresce se consumiamo merci e non beni, cresce quando stiamo in coda in autostrada, quando un edificio che disperde calore consuma più combustibile, quando si riparano o sostituiscono le automobili incidentate, quando ci si deve ricoverare in ospedale. Questi consumi evidentemente non sono beni, ma contribuiscono alla crescita economica.

Perché rinunciare alle merci che non sono beni e scegliere i beni di cui di cui si ha bisogno, lavorando di meno?

Il concetto di merce è svincolato dal concetto di utilità, la merce non deve essere necessariamente utile alla società o alle persone. La decrescita è la diminuzione della produzione di merci, non dei beni.

Ivo Buda

Il seguente testo è tratto da Serge Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli 2007

Decrescita è una parola d'ordine che significa abbandonare radicalmente l'obiettivo della crescita per la crescita, un obiettivo il cui motore non è altro che la ricerca del profitto da parte dei detentori del capitale e le cui conseguenze sono disastrose per l'ambiente. A rigor del vero, più che di "decrescita", bisognerebbe parlare di "a-crescita", utilizzando la stessa radice di "a-teismo", poiché si tratta di abbandonare la fede e la religione della crescita, del progresso e dello sviluppo. Decrescita è semplicemente uno slogan che raccoglie gruppi e individui che hanno formulato una critica radicale dello sviluppo e interessati a individuare gli elementi di un progetto alternativo per una politica del doposviluppo. Decrescita è dunque una proposta per restituire spazio alla creatività e alla fecondità di un sistema di rappresentazioni dominato dal totalitarismo dell'economicismo, dello sviluppo e del progresso. I limiti della crescita sono definiti, nel contempo, sia dalla quantità disponibile di risorse naturali non rinnovabili sia dalla velocità di rigenerazione della biosfera per le risorse rinnovabili. Storicamente, nella maggior parte delle società, queste risorse erano considerate essenzialmente beni comuni (commons) che, nella maggioranza dei casi, non appartenevano a nessun singolo individuo. Ciascuno poteva goderne nei limiti delle regole d'uso della comunità. La stessa cosa avveniva per le risorse rinnovabili: l'aria, l'acqua, la fauna e la flora selvatiche, i pesci degli oceani e dei fiumi, e, con alcune restrizioni, i pascoli, gli alberi secchi o il legno marcio e i pezzi di legna. L'uso delle risorse non rinnovabili, i minerali del sottosuolo (tra cui l'olio di terra, il petrolio), era governato da regimi di regolamentazione posti sotto il controllo del principe o dello stato affinché vi si attingesse con criteri consoni alla loro esauribilità. Più generalmente, l'assenza di sistematica mercificazione dei beni "naturali" e la "consuetudine" limitavano l'uso di queste risorse a livelli accettabili. La rapacità dell'economia moderna e la scomparsa dei vincoli comunitari, quelli che Orwell chiama "decenza comune", hanno trasformato l'uso di queste risorse in saccheggio sistematico. In definitiva, si prescinde dall'ambiente, lo si pone al di fuori della sfera degli scambi mercantili e nessun dispositivo si oppone alla sua distruzione. Ma in realtà, la concorrenza e il mercato, che ci forniscono il cibo alle migliori condizioni, hanno effetti disastrosi sulla biosfera. Nulla interviene a limitare il saccheggio delle risorse naturali, la cui gratuità permette di abbassare i costi. L'ordine naturale non è, infatti, in grado di opporsi a queste dinamiche, per esempio non è riuscito a salvare le Isole Mauritius o le balene blu della Terra del Fuoco e solo l'incredibile fecondità naturale dei merluzzi potrà forse risparmiare la sorte a cui vanno incontro le balene. Anche se non possiamo essere certi, poiché !'inquinamento degli oceani rappresenta un grave pericolo per questa leggendaria fecondità. Il saccheggio dei fondali marini e delle risorse alieutiche sembra irreversibile. La dilapidazione di minerali prosegue in modo irresponsabile. I cercatori d'oro individuali, come i garimpeiros d'Amazzonia, o le grandi società australiane in Nuova Guinea non arretrano di fronte a nulla per procurarsi l'oggetto della loro cupidigia. Peraltro, nel nostro sistema, ogni capitalista, come ogni homo economicus, è una sorta di cercatore d'oro.

In copertina: MAX ERNST, Castor and Pollution, 1923

Links: Serge Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli 2007